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Gotta, malattia metabolica dolorosa ma curabile

La gotta è una patologia caratterizzata da alti livelli ematici di acido urico, che può accumularsi a livello delle articolazioni causando dolore. Fortunatamente esistono farmaci efficaci per tenere sotto controllo la malattia.

La gotta è una patologia metabolica in cui si verifica un aumento dell’uricemia, cioè della concentrazione sanguigna di acido urico.

Questa condizione può essere la conseguenza di una sua eccessiva produzione, legata all’abuso di alcolici, a un’alimentazione ricca di carne e frattaglie, a un incremento della morte cellulare conseguente per esempio al trattamento con farmaci citotossici, oppure di una ridotta escrezione.

Spesso la gotta è associata a sovrappeso e obesità, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e predispone alla formazione di calcoli renali, compromettendo la funzionalità dei reni.

Il deposito di acido urico sotto forma di cristalli di urato di sodio a livello del liquido sinoviale, il fluido che lubrifica le superfici articolari proteggendole dall’usura, è causa di attacchi intermittenti di artrite acuta, con l’attivazione di una risposta infiammatoria e conseguenti dolore intenso, arrossamento e gonfiore delle articolazioni colpite. Nelle forme croniche i cristalli possono depositarsi anche in altre sedi, come l’esterno delle orecchie, il tallone di Achille e i reni.

Per trattare gli attacchi acuti di gotta vengono utilizzati i farmaci antinfiammatori non steroidei (fans), soprattutto indometacina, ma anche diclofenac, naprossene, ibuprofene, piroxicam, sulindac. Questi principi attivi, che è consigliabile assumere con un gastroprotettore per prevenire episodi di gastrite, riducono il dolore e vengono somministrati inizialmente ad alte dosi, da ridurre gradualmente sino alla sospensione 1 o 2 giorni dopo la completa risoluzione dell’attacco acuto.

La colchicina, impiegata sia per prevenire che per alleviare i sintomi correlati all’artrite gottosa, blocca la divisione e la migrazione di una tipologia di globuli bianchi detti granulociti neutrofili nelle aree infiammate. I neutrofili in queste zone fagociterebbero i cristalli di urato liberando metaboliti tossici responsabili della degradazione dei tessuti, fino alla lisi delle cellule che li costituiscono.

Gli effetti collaterali della colchicina, farmaco assunto per via orale, comprendono disturbi gastroenterici come nausea, vomito, dolore addominale e diarrea. Nel lungo periodo può provocare depressione del midollo osseo con discrasia ematica, ossia un’anomalia qualitativa o quantitativa nella composizione del sangue, dermatiti, neuropatia periferica.

Tra i farmaci utilizzati come terapia di fondo per il controllo a lungo termine della malattia si ricordano il febuxostat e l’allopurinolo.

Quest’ultimo è il principale medicinale usato nella gotta a scopo profilattico e agisce inibendo la sintesi dell’acido urico. Solitamente è associato alla colchicina o ai fans fino al raggiungimento di livelli adeguati di uricemia. È un farmaco ben tollerato ma inefficace nelle fasi acute, che possono anzi essere aggravate dalla sua assunzione.

Gli agenti uricosurici, quali probenecid e sulfinpirazone, promuovono l’escrezione urinaria di acido urico e sono impiegati nei pazienti affetti da forme ricorrenti e severe di gotta che non possono assumere l’allopurinolo.

Il rasburicase è la forma ricombinante di un enzima, assente nell’uomo, che trasforma l’acido urico in una sostanza idrosolubile rapidamente eliminata con le urine. L’enzima, inattivo per via orale, si somministra tramite infusione endovenosa in pazienti selezionati che non rispondono all’allopurinolo e che sono soggetti ad iperuricemia acuta a seguito di trattamenti chemioterapici nel corso di tumori ematologici, al fine di prevenire un’insufficienza renale. Il rasburicase può indurre reazioni allergiche anche gravi, con rash cutanei e broncospasmo.

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