Quando un farmaco prescritto dal medico non è reperibile in farmacia, il paziente può trovarsi in difficoltà. Esistono però soluzioni per garantire la continuità terapeutica, a seconda che il farmaco sia “carente” o “indisponibile”. Sebbene le due condizioni abbiano dei risultati analoghi – ovvero l’assenza del farmaco in farmacia – le origini del problema sono diverse.
Carenza vs indisponibilità: come distinguerle
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Un farmaco è considerato carente quando l’azienda titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio (Aic) non riesce ad assicurarne la fornitura su tutto il territorio nazionale. Le cause possono essere molteplici, dalla mancanza di materie prime a problemi produttivi o scelte commerciali.
L’indisponibilità, invece, è dovuta a disfunzioni nella distribuzione locale del farmaco, che quindi manca solo in alcune farmacie o depositi regionali pur essendo disponibile presso il produttore. Per capire se un farmaco introvabile è carente o indisponibile, basta consultare l’elenco dei farmaci carenti pubblicato e aggiornato sul sito dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).
Le soluzioni in caso di carenza
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Se il farmaco risulta nell’elenco dei carenti, l’Aifa fornisce indicazioni su come sopperire alla mancanza. Spesso esistono medicinali equivalenti o alternative terapeutiche disponibili in Italia, che il farmacista può dispensare o il medico può prescrivere. Nei casi più critici, il medico può richiedere, tramite le strutture sanitarie territoriali, l’autorizzazione ad importare dall’estero un farmaco analogo a quello carente. L’importazione può essere effettuata anche dalla stessa azienda titolare dell’Aic, sempre previa autorizzazione dell’Aifa. I farmaci importati per carenza vengono poi distribuiti al paziente dalle farmacie ospedaliere o di Asl.