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Primo dicembre: giornata mondiale contro l’Aids

La giornata ha lo scopo di sensibilizzare la popolazione su una malattia che, nel mondo, colpisce oltre 36 milioni di persone, determinando una grave immunodepressione fino al decesso per malattie correlate.

La giornata mondiale contro l’Aids, istituita nel 1988, ricorre il primo dicembre e, come si legge sulla pagina dell’Onu Italia www.onuitalia.it/1-dicembre-giornata-mondiale-contro-laids [1], rappresenta «un’importante occasione per promuovere prevenzione e assistenza, combattere i pregiudizi e sollecitare i governi e la società civile affinché vengano destinate risorse appropriate per la cura e le campagne di informazione».

Il virus dell’immunodeficienza umana o Hiv colpisce il sistema immunitario dell’uomo rendendo l’organismo maggiormente suscettibile ad infezioni e tumori. Come riportato su EpiCentro, il portale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità, al link https://www.epicentro.iss.it/aids/, «l’Hiv è un virus a Rna che appartiene a una particolare famiglia virale, quella dei retrovirus, dotata di un meccanismo replicativo assolutamente unico. Grazie a uno specifico enzima, la trascrittasi inversa, i retrovirus sono in grado di trasformare il proprio patrimonio genetico a Rna in un doppio filamento di Dna. Questo va ad inserirsi nel Dna della cellula infettata (detta “cellula ospite” o “cellula bersaglio”) e da lì dirige la produzione di nuove particelle virali».

La fuoriuscita dei virioni, ossia delle particelle virali mature, provoca la morte della cellula. Con la progressione dell’infezione, le difese immunitarie dell’ospite si riducono e, dopo una fase asintomatica che può protrarsi anche per parecchi anni, si manifestano i sintomi della malattia. Si parla a questo punto di sindrome da immunodeficienza acquisita o Aids conclamato, caratterizzato da infezioni ricorrenti e neoplasie che hanno il potenziale di colpire qualsiasi organo e sono responsabili del decesso.

L’Hiv si trasmette per contatto diretto tra i fluidi corporei della persona infetta e quelli di un soggetto suscettibile, quindi attraverso rapporti sessuali non protetti, vale a dire senza l’utilizzo del preservativo, sangue, per esempio attraverso lo scambio di siringhe infette o punture accidentali con inoculo di sangue infetto, e per via materno-fetale, durante la gravidanza, al momento del parto o con l’allattamento. È fondamentale che gli operatori sanitari adottino misure precauzionali per proteggersi dal contagio, utilizzando sempre guanti e occhiali nei casi in cui vi possa essere un contatto con il sangue di un paziente.

Nella maggior parte dei paesi, il rischio di infezione a seguito di trasfusioni o trapianti è ridotto in quanto vengono effettuati test che escludono la presenza del virus nel tessuto del donatore. Si ricorda che l’Hiv non si trasmette attraverso la saliva, ad esempio tramite baci o la condivisione di alimenti e posate, né attraverso l’uso comune dei servizi igienici, punture di insetto o morsi di animali domestici.

Patologie indicative di Aids sono candidosi polmonari ed esofagee, polmoniti ricorrenti, toxoplasmosi cerebrale, infezioni opportunistiche, che si presentano cioè in soggetti immunocompromessi, come quelle provocate da herpesvirus, linfomi, carcinomi della cervice uterina, tubercolosi polmonare e la cosiddetta wasting syndrome, uno stato di deperimento grave tipico della fase terminale della malattia.

La terapia antiretrovirale contro l’Hiv protegge dallo sviluppo dell’Aids ed è tanto più efficace quanto più è precoce la somministrazione del trattamento. La corretta assunzione della terapia durante la gestazione consente inoltre di prevenire la trasmissione verticale, cioè dalla madre al figlio.

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