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Antiacidi, antisecretori, citoprotettori contro dispepsia e iperacidità gastrica

Di fronte ai molteplici fattori all’origine di fastidi e malattie a carico dello stomaco, la chimica farmaceutica mette a disposizione tre tipologie di farmaci per contrastare i principali disturbi gastrici.

Diversi sono i disturbi e le patologie a carico dello stomaco, causati da uno squilibrio tra fattori gastroprotettivi (lo strato di muco che ripara l’epitelio delle pareti gastriche) e gastrolesivi (stimolazione dei terminali nervosi da parte di acido cloridrico ed enzimi digestivi). Questo sbilanciamento può essere dovuto a stress prolungato, all’impiego di alcuni medicinali, soprattutto antinfiammatori, al fumo di sigaretta, che aumenta la secrezione acida gastrica, all’infezione da Helicobacter pylori, un batterio che, quando colonizza la mucosa gastrica, determina una condizione di infiammazione. Si avvertono quindi dispepsia, cioè difficoltà nella digestione, sensazioni di bruciore e dolore alla bocca dello stomaco, pesantezza dopo i pasti, eruttazioni. Può presentarsi un’esofagite da reflusso e, nei casi più gravi, si arriva alla formazione di ulcere gastriche e/o duodenali, con erosione della parete gastrica.

Tra i farmaci utilizzati per trattare la gastrite si ricordano gli antiacidi, che neutralizzano l’acidità gastrica. Si tratta di molecole di natura basica, come bicarbonati, carbonati, idrossidi, in particolare di alluminio e di magnesio. Poiché i sali di alluminio hanno un effetto costipante e quelli di magnesio lassativo, esistono antiacidi che contengono entrambi per evitare spiacevoli effetti collaterali. L’antiacido è un farmaco puramente sintomatico, da prendere al bisogno, e ha una durata d’azione limitata alla sua permanenza nello stomaco, motivo per cui l’effetto viene meno dopo 1-2 ore dall’assunzione.

Per trattare disturbi più severi si può ricorrere a farmaci antisecretori, quali ranitidina e famotidina. Sono usati in caso di ulcere gastroduodenali, nel reflusso gastroesofageo, nella prevenzione dell’ulcera iatrogena, provocata cioè da farmaci, e nell’eradicazione dell’Helicobacter pylori, associati ad antibatterici. Tra gli antisecretori, ancora più efficaci e potenti sono omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo, esomeprazolo. Si possono assumere 20-30 minuti prima della colazione o alla sera prima di coricarsi e l’effetto dura 24 ore. Si tratta di farmaci ben tollerati, la terapia è di solito breve e gli effetti collaterali, non frequenti, consistono per lo più in disturbi gastroenterici. In generale, tutti i farmaci che innalzano il pH gastrico possono interferire con l’assorbimento di altri medicinali, per cui la somministrazione andrebbe dissociata nel tempo, e predisporre al rischio di infezioni gastrointestinali. Infatti, la funzione dell’acidità del succo gastrico, oltre a favorire la digestione, è anche quella di abbattere la carica microbica che introduciamo con gli alimenti. In seguito all’uso prolungato di gastroprotettori è stato inoltre osservato un rischio aumentato di fratture ossee a causa di un malassorbimento del calcio e un incremento della carenza di ferro e vitamina B12 derivante da protratta ipoacidità gastrica.

Esistono infine farmaci in grado di aumentare la sintesi endogena di ioni bicarbonato, di natura basica, e di muco, dall’azione protettiva sulle cellule della parete dello stomaco. Tra questi medicinali, si citano il misoprostolo, controindicato in gravidanza per il rischio di aborto; il sucralfato, che può provocare stipsi dal momento che contiene alluminio; i derivati del bismuto, che possono conferire una colorazione scura alla lingua e alle feci; gli alginati, che al pH gastrico formano gel altamente viscosi dall’azione protettiva sulla mucosa e possono essere associati con simeticone, una sostanza antischiumogena che riduce il gonfiore.

In tutti i casi sopra esposti medico curante e farmacista sono sempre disponibili ad offrire il miglior supporto alla comprensione e all’approccio alle problematiche.

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